“Quale potenza massima è necessaria per assicurare il giusto clima?”. Una delle domande più frequenti che ci rivolgono le persone che stanno cercando un condizionatore per la propria abitazione o per un esercizio commerciale, riguarda proprio la potenza del condizionatore.
Per rispondere a questa domanda bisogna considerare i metri quadrati dell’ambiente da climatizzare e i BTU (British Thermal Unit) del climatizzatore. Questo rapporto permette di determinare la giusta potenza di un condizionatore rispetto all’ambiente che andrà a riscaldare o rinfrescare.
Come si può effettuare questo calcolo in modo semplice? Bisogna calcolare il volume della stanza (oppure sommare i volumi delle stanze da condizionare) e moltiplicare il tutto per 100. Il risultato corrisponderà ai BTU necessari per climatizzare l’ambiente oppure gli ambienti. Calcolare il volume della stanza e considerare i metri cubi (o i metri quadri, approssimando) è molto importante perché ci aiuta a capire quanta potenza serve per garantire il giusto clima e quindi quanta potenza deve avere il condizionatore.
Ecco un breve schema con un rapporto approssimativo tra metri quadrati e BTU:
per 10 mq è necessario un condizionatore da 4000 BTU
per 20 mq è necessario un condizionatore da 6000 BTU
per 30 mq è necessario un condizionatore da 7000 BTU
per 40 mq è necessario un condizionatore da 9000 BTU
per 50 mq è necessario un condizionatore da 12000 BTU
per 60 mq è necessario un condizionatore da 15000 BTU
per 70 mq è necessario un condizionatore da 16000 BTU
per 80 mq è necessario un condizionatore da 18000 BTU
per 90 mq è necessario un condizionatore da 20000 BTU
per 100 mq è necessario un condizionatore da 24000 BTU
È sufficiente il calcolo dei BTU del condizionatore per sceglierne uno?
Il valore che risulta dal rapporto tra volume della stanza e BTU è un calcolo approssimativo e aiuta a dare un’idea della potenza del prodotto da acquistare. Tuttavia, prima di affrontare una spesa, è bene rivolgersi a noi di Crea Elettrodomestici: sapremo fornirti non solo il numero esatto di BTU ma anche consigliarti il numero di split da installare per assicurare risparmio e massima efficienza, oltre a suggerirti i migliori marchi e le offerte del momento.
Utilizzare l’elettricità in maniera consapevole contribuisce a tutelare l’ambiente e permette di risparmiare. Ridurre il consumo energetico corrisponde infatti ad alleggerire le bollette della luce. Questa è una scelta che si fa già al momento dell’acquisto degli elettrodomestici, facendo attenzione alle classi energetiche, da cui dipende inevitabilmente il consumo energetico. Scegliere elettrodomestici a basso consumo equivale a fare un investimento green sul futuro.
Cos’è la classe energetica degli elettrodomestici?
La classe energetica degli elettrodomestici, nota anche come classe di efficienza energetica o classe di consumo energetico, è la suddivisione della scala di consumi degli apparecchi secondo norme sancite dall’Unione Europea. Nel 1992 l’UE stabilì un’etichettatura per indicare l’efficienza energetica degli elettrodomestici e facilitarne il confronto. Pur avendo la stessa funzione, infatti, non tutti gli elettrodomestici consumano allo stesso modo. Soltanto nel 1994 la direttiva specifica è entrata in vigore, mentre nel 1998 fu introdotto l’obbligo di apporre l’etichetta su ogni apparecchio. Attraverso le classi energetiche vengono espressi i consumi annuali in kW. Si va dalla lettera A+++ (consumi minimi) fino alla lettera G (consumi massimi). Sulle etichette è previsto anche un sistema di colori che va dal verde scuro, per gli apparecchi di massima efficienza (classe energetica A), fino al rosso per quelli che consumano maggiormente (G).
Cos’è l’etichetta energetica?
La classe energetica A+++ ha una genesi recente. La sua introduzione risale a fine 2010, anno in cui venne introdotta anche l’etichetta energetica per i televisori. L’etichetta energetica degli elettrodomestici è lo strumento che permette di determinare con semplicità la loro efficienza energetica, indicando la classe energetica di appartenenza. Obbligatoria per legge su tutti gli apparecchi venduti nell’Unione Europea, deve essere rigorosamente esposta in modo leggibile e visibile su ogni apparecchio in vendita, anche attraverso l’e-commerce. Soltanto così, infatti, si permette agli acquirenti di operare una scelta consapevole, orientata ai prodotti che consumano meno energia e garantiscono un risparmio economico oltre ad avere un minor impatto ambientale.
L’etichetta energetica si appone sulla parte anteriore del prodotto e assume la forma di un diagramma colorato. Al suo interno sono contenute informazioni sulla capacità di consumo dell’elettrodomestico.
Etichetta energetica: su quali elettrodomestici si trova?
Prevista inizialmente per frigoriferi e congelatori, l’etichetta energetica è stata progressivamente apposta su buona parte dei maggiori apparecchi domestici. A seguire è stata infatti applicata su lavatrici, lavastoviglie, lampade, condizionatori e frigoriferi. Obbligatoria in tutti i paesi facenti parte dell’Unione Europea, oggi l’etichettatura energetica è presente su:
Asciugatrici
Aspirapolveri
Boiler elettrici e a gas
Cappe aspiranti
Condizionatori e climatizzatori
Congelatori
Dispositivi di illuminazione domestica
Forni a gas
Forni elettrici
Frigoriferi
Lampadine
Lavastoviglie
Lavatrici
Lavatrici combinate con asciugabiancheria
Televisori
Come leggere l’etichetta energetica?
Le attuali etichette energetiche stanno per andare in pensione e potrebbero essere presto sostituite da un nuovo sistema. La Commissione Europea ha previsto nuove regole che riguarderanno cinque gruppi di prodotti: lavatrici, lavastoviglie, frigoriferi, lampade e display elettronici (inclusa la tv), in particolare dal 2021 l’unica scala valida sarà quella dalla A (massima efficienza) alla G (bassa efficienza) . Il nuovo sistema prevederà l’abolizione della scala convenzionale di valori e delle sottoclassi, per fare ricorso alla classificazione di più semplice comprensione.
Allo stato attuale, però, saper leggere le etichette energetiche degli elettrodomestici significa prendere confidenza con la vecchia scala, ossia quella che va dalla lettera A alla G, dal colore verde al rosso. Come se si trattasse di un vero e proprio semaforo stradale, che va dalla massima efficienza (verde) al minimo livello di prestazioni energetiche (rosso). Occorre ricordare che le etichette energetiche attualmente in commercio contemplano dalla classe energetica A fino alla D, mentre sono state scartate E, F e G.
Giunti a questo punto si può spiegare come leggere l’etichetta energetica suddividendola in sezioni:
Prima sezione: comprende lettere e segni. La lettera A+++ e la lettera D sono collocate nella parte superiore e inferiore della scala. Accanto alle lettere sono inserite le barre colorate, la cui lunghezza è direttamente proporzionale al consumo di energia. Quelle più lunghe sono quindi associate agli elettrodomestici che consumano di più. Per quanto riguarda i segni (+) accanto alla lettera, invece, servono a fornire un’indicazione ancora più dettagliata sull’efficienza energetica. Anche qui vige lo stesso principio: a un maggior numero di segni (+++) corrisponde una maggiore efficienza dell’apparecchio in questione.
Seconda sezione: comprende informazioni relative all’uso effettivo di energia consumata durante il test standard, restituendo il valore in kWh dell’elettrodomestico. Minore è il numero e minore è il costo per ogni ora di utilizzo.
Terza sezione: vengono mostrate informazioni sulle prestazioni del prodotto. Per quanto riguarda una lavatrice, ad esempio, si potranno avere notizie su opzioni di lavaggio, consumo di acqua stimato per ciclo, capacità di carico (in chilogrammi) e rumorosità.
L’etichetta energetica elettrodomestico per elettrodomestico
Come abbiamo avuto modo di vedere, ogni etichetta energetica si differenzia dall’altra. Passiamo allora al vaglio quelle degli elettrodomestici più diffusi e vediamo come sono composte:
Frigorifero e congelatore: l’etichetta è suddivisa in quattro settori. Vengono riportate informazioni relative a modello e produttore, classe energetica, valori relativi al consumo annuo in kWh/anno (una stima di laboratorio inferiore al consumo reale), capacità in litri degli scomparti, rumorosità
Lavatrici: oltre a nome del modello e produttore, l’etichetta energetica contiene informazioni sul consumo di energia necessaria per effettuare 220 lavaggi all’anno, il consumo stimato in stand-by, la capacità di carico per il programma standard, la classe di efficienza della centrifuga, la rumorosità
Televisori: l’etichetta contiene marca e nome del modello, consumo di energia in kWh/annui se l’apparecchio resta in funzione 4 ore al giorno, potenza consumata (in Watt) dall’apparecchio acceso, presenza dell’interruttore di spegnimento
Lavastoviglie: molto simile all’etichetta per la lavatrice, comprende il consumo di energia in kWh/anno per 180 lavaggi all’anno e il consumo in stand-by. Nell’ultima sezione sono incluse informazioni sulla capacità nominale in carico per il programma standard e la rumorosità, il cui valore è espresso in decibel.
Ad ogni etichetta il suo consumo energetico: quale classe energetica scegliere?
Giunti a questo punto il corollario sembra quasi scontato: per tagliare i costi della bolletta, operare un consumo razionale dell’energia elettrica e rispettare l’ambiente, bisogna scegliere elettrodomestici di classe energetica efficiente.
Ad esempio il consumo del frigorifero, un apparecchio che resta in funzione per 24 ore al giorno e tutto l’anno, impatta molto più di quello di un caricabatteria.
Analogamente i consumi delle lavatrici, indipendentemente dal numero di componenti del nucleo familiare e dalle loro abitudini di consumo, rivestono un peso notevole sul totale della bolletta. Per questi motivi, quando si decide di acquistare un elettrodomestico nuovo, la classe energetica può rivelarsi un parametro molto più interessante rispetto al prezzo e alle caratteristiche tecniche. Guardare alle finanze (la spesa iniziale si ammortizza riducendo i consumi annui, attraverso bollette più soft) e al futuro del pianeta in cui viviamo (riduzione del fabbisogno energetico e di emissioni di CO2) vuol dire scegliere un apparecchio dai consumi energetici efficienti. Le etichette energetiche si possono così suddividere ulteriormente in tre micro-categorie.
Classe A+++, Classe A++ e Classe A+: il loro consumo è altamente efficiente, l’etichetta passa dal verde scuro, a un verde intermedio fino al verde chiaro.
Classe A e Classe B: l’etichetta energetica della prima è di colore giallo, la seconda di colore arancione. Sono considerate classi mediamente efficienti.
Classe C e Classe D: l’efficienza di consumo è bassa. Il colore della prima è arancio splendente.
Classe energetica: come ottenere le detrazioni fiscali
Chi sceglie di affidarsi ad elettrodomestici di classe energetica altamente efficiente ha diritto di usufruire degli incentivi statali. L’Agenzia delle Entrate informa annualmente sulla possibilità di ottenere la detrazione fiscale. Si può beneficiare dell’Ecobonus solo in caso di ristrutturazione di un immobile con conseguente suo arredo. La detrazione fiscale è pari al 50% dei costi di acquisto di grandi elettrodomestici di classe A+ o superiore, oppure di forni di classe A o superiore. Gli elettrodomestici in questione risultano essere:
Asciugatrici
Condizionatori
Congelatori
Frigoriferi
Frigocongelatori
Lavastoviglie
Lavatrici
Non sono invece inclusi apparecchi pur dotati di etichetta come televisori e lava-asciuga, mentre rientrano nel bonus elettrodomestici non dotati di etichetta energetica quali forni a microonde, radiatori e stufe. Tale disciplina è stata confermata anche attraverso la Legge di Bilancio 2019.
Quanto si risparmia con la classe energetica migliore?
A questo punto non resta che rispondere alla fatidica domanda: quanto permette di risparmiare una classe energetica più efficiente? Il risparmio derivante dal minor consumo ripaga quello del prezzo più elevato dell’elettrodomestico? I dati evidenziano che un frigorifero con un consumo pari a 150 kWh di classe A+++ consuma meno rispetto ad un frigorifero di classe D con un consumo superiore ai 290 kWh. Tradotto in cifre, il risparmio garantito rispetto al secondo sarà di 28 euro. Per fare il calcolo del consumo abbiamo considerato un prezzo della materia energia pari a 0,20€/kWh e moltiplicato per il valore relativo al consumo dell’elettrodomestico.
Ovviamente non bisogna dimenticare che la classe energetica non è l’unica variabile che impatta sul prezzo finale della bolletta. Gli elettrodomestici giusti, da soli, non bastano. Per ottimizzare le spese è fondamentale non lasciarli mai in stand-by, fare un adeguato calcolo del loro consumo effettivo e scegliere utenze a basso costo, individuando la tariffa e le offerte Luce e Gas più adatte alle proprie esigenze di consumo e cambiando, all’occorrenza, il gestore.
Alcuni gestori come Green Network, ad esempio, ti permettono di risparmiare su luce e gas con prezzi bloccati per 12 mesi e, allo stesso tempo, di rispettare l’ambiente grazie all’utilizzo di energia 100% verde. Inoltre, sottoscrivendo il contratto direttamente online, sei sempre sicuro di accedere alle offerte al miglior prezzo disponibile.
Comincia a risparmiare fin da subito in bolletta scegliendo elettrodomestici di classe energetica efficiente e la tariffa luce e gas più adatta alle tue esigenze.
Articolo tratto da: https://greennetworkenergy.it/guide/classe-energetica-elettrodomestici/
Il Bonus condizionatori 2022 è un’agevolazione rivolta a chi ha intenzione di acquistare un nuovo condizionatore o sostituire quello vecchio con uno meno inquinante. L’incentivo consente di ottenere una detrazione fiscale che va dal 50 al 65% per l’acquisto di un climatizzatore.
In Italia è possibile beneficiare del bonus condizionatori facendo rientrare l’agevolazione in due tipi di bonus:
detrazione del 50%, se l’acquisto del climatizzatore di classe almeno A+ è abbinato alla ristrutturazione della casa (bonus ristrutturazioni), ma anche a un intervento di manutenzione straordinaria senza la ristrutturazione (bonus mobili). In questi casi il tetto massimo di spesa per gli acquisti del 2022 è di 16.000 euro.
detrazione del 65% per coloro che acquisteranno un nuovo condizionatore a pompa di calore ad alta efficienza energetica per sostituirne uno di classe inferiore. In tali casi, l’importo massimo di spesa detraibile è di 46.154 euro.
Infine, è anche possibile ottenere sgravi sull’acquisto dei condizionatori grazie al Superbonus 110%. Tale agevolazione è però possibile solo se la sostituzione o l’installazione del climatizzatore viene fatta insieme a un intervento trainante che prevede un miglioramento di due classi energetiche dell’edificio oggetto di riqualificazione.
L’acquisto dei climatizzatori deve essere effettuato entro il 31 dicembre 2022. La detrazione è applicabile sull’acquisto di uno dei seguenti tipi di impianti:
climatizzatore a basso consumo energetico;
deumidificatore d’aria;
termopompa o pompa di calore.
Al fine di poter beneficiare del bonus condizionatori col bonus ristrutturazioni è necessario che:
lo stabile sia a norma dilegge, ovvero che sia già accatastato oppure in fase di accatastamento e in regola con i pagamenti;
che il pagamento dei lavori sia fatto con sistemi tracciabili e che sia documentato.
A chi spetta il Bonus condizionatori 2022?
In tutti i casi, possono usufruire del bonus condizionatori i proprietari di un immobile in cui sarà installato l’impianto e dunque:
persone fisiche;
esercenti arti e professioni;
società di persone;
società di capitali;
associazioni professionisti;
enti pubblici e privati che non svolgono attività commerciale;
condomini;
Istituti autonomi per le case popolari;
cooperative di abitazione a proprietà indivisa.
Come si ottiene il rimborso?
Il bonus condizionatori 2022 può essere richiesto in tre modi:
in fase di dichiarazione dei redditi, con la presentazione del modello 730 o del modello Unico. L’importo detraibile va suddiviso in 10 quote annuali di pari importo. Nel calcolo delle spese possono essere considerate anche le spese di trasporto e di montaggio del condizionatore acquistato (tramite bonifico, carte di credito o debito);
con sconto immediato in fattura, ma in questo caso occorre pagare con bonifico postale o bancario oppure attraverso il bonifico parlante (che contiene dati dell’acquirente, partita IVA o codice fiscale del rivenditore, riferimento alla fattura d’acquisto e riferimento legge che consente il bonus);
nel caso di bonus condizionatori senza ristrutturazione con Ecobonus, la detrazione fiscale si può convertire in credito d’imposta cedibile ai soggetti autorizzati come banche, intermediari finanziari e fornitori.
Chi vuole usufruire del bonus condizionatori 2022 dal 50 al 65% deve mandare la comunicazione all’ENEA (Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie energia sviluppo economico sostenibile), in cui vengono specificati i lavori effettuati. Per compilarla, bisogna andare sul sito dell’Enea dedicato alle detrazioni fiscali Ecobonus e compilare questo modulo, disponibile solo nell’area personale del portale. La comunicazione va presentata entro 90 giorni dalla fine dei lavori di ristrutturazione, di manutenzione straordinaria o di interventi per il risparmio energetico.
Sul mercato esistono elettrodomestici da incasso ed elettrodomestici a libera installazione, detti anche free standing. I primi non hanno struttura propria, sono inseriti nei mobili della cucina e non possono essere spostati, ma solo sostituiti. Gli elettrodomestici a libera installazione, invece, possono essere spostati e posizionati secondo le proprie necessità ed esigenze.
Ecco una breve guida per orientarsi al meglio nella scelta tra frigoriferi da incasso e frigoriferi a liberainstallazione: scopriamone insieme le caratteristiche distintive!
I frigoriferi da incasso
Il frigorifero da incasso compare a partire dagli anni ’70 quando viene presentato il primo esempio di cucina componibile, che si presenta come già completa di tutti gli elettrodomestici e in cui ogni dispositivo è inserito in un mobile che ne rispetta la forma e le dimensioni.
La tipologia di frigorifero da incasso richiede la presenza di un mobile su misura, dalla forma a colonna, aperto sul retro per contenere il vuoto sanitario e dotato di fessure che permettano il passaggio dell’aria. Generalmente il frigorifero presente giù all’interno della cucina è inserito in un mobile con griglie sullo zoccolo presente nella parte sottostante per evitare che l’elettrodomestico si surriscaldi. In alternativa è possibile utilizzare un supporto in plastica forata come base della colonna, permettendo così all’aria di passare.
La sostituzione di un frigorifero da incasso può essere vincolante, poiché si dovrà trovare un modello che riporti le stesse misure di quello precedente, in caso contrario saranno necessarie delle modifiche al mobile della cucina per adattarsi al nuovo frigorifero.
Il modello da incasso è scelto soprattutto da chi desidera restituire un’immagine d’insieme armonica e non desidera elementi di design in contrasto con i mobili della cucina: una soluzione di continuità stilistica adottata soprattutto nel caso di una zona unica, che comprende cucina e living.
Il frigorifero ad incasso risulta generalmente meno capiente di quello a libera installazione, ma sono sempre più numerose le case produttrici di elettrodomestici di alta qualità che hanno messo a punto dei frigoriferi da incasso di grandi dimensioni.
Come funziona un frigorifero a libera installazione
Un frigorifero a libera installazione si rivela molto semplice da collocare e da spostare ed è generalmente più capiente rispetto a quello ad incasso che rispetta delle misure più standardizzate.
Indubbiamente un frigorifero a libera installazione si rivela più semplice da collocare e da spostare. A livello di design c’è solo l’imbarazzo della scelta tra diversi modelli, colori e dettagli. Ci sono frigoriferi a libera installazione dallo stile vintage, iper-tecnologici, nella classica veste bianca o con pannelli magnetici sostituibili per cambiare volto all’ambiente cucina ad ogni stagione o periodo dell’anno.
Confronto tra frigorifero a incasso e frigorifero a libera installazione
Mettendo a confronto i due modelli di frigorifero possiamo sicuramente sfatare il mito diffuso secondo il quale il frigorifero da incasso duri meno di quello a libera installazione. Di base entrambi questi elettrodomestici sono progettati per avere lo stesso ciclo di vita che nel caso di un frigorifero utilizzato nella sua piena efficienza si aggira intorno ai 13/15 anni. Un frigorifero da incasso che dura meno del previsto è stato installato in modo errato: un’installazione sbagliata, infatti, può causare un malfunzionamento dell’elettrodomestico e comprometterne le prestazioni. Per questo diventa fondamentale affidarsi ad esperti competenti per installare un frigorifero ad incasso, evitando così la rottura del compressore.
Per quanto concerne i consumi possiamo dire che non ci sono significative differenze tra i frigoriferi ad incasso e quelli a libera installazione. I frigoriferi sono disponibili in classi di efficienza energetica varie per incontrare tutte le esigenze di risparmio energetico, con un notevole calo di costi in bolletta.
Parliamo di prezzi, che non dipendono dalla tipologia di frigorifero ma da altri fattori, quali marca, funzionalità, capienza e classe di efficienza energetica. Tendenzialmente i frigoriferi a libera installazione costano un po’ di più perché il design, pensato per essere esibito come elettrodomestico a parte, influisce sul prezzo.
Sia il frigorifero da incasso che il frigorifero free standing hanno bisogno di una corretta manutenzione per durare più a lungo. Periodicamente è bene pulire la serpentina sul retro con l’aspirapolvere per permettere uno scambio ottimale di calore con l’esterno. Bisogna inoltre assicurarsi che il frigorifero sia sempre in posizione perfettamente verticale e va eliminato ciclicamente qualsiasi residuo di ruggine.
L’asciugatrice è un elettrodomestico necessario per molte famiglie, perché permette di ridurre il tempo che si dedica a fare il bucato, stenderlo e stirarlo. Grazie all’asciugatrice, non è necessario stendere i panni, aspettare che asciughino, talvolta creando una fastidiosa umidità nell’ambiente domestico, e poi ritirarli e stirarli per eliminare le pieghe. Grazie all’asciugatrice, bastano infatti poche ore per far asciugare la biancheria. Inoltre, grazie alle funzioni speciali di cui sono dotate la maggior parte delle asciugatrici di ultima generazione, è possibile anche evitare di stirarli.
E la bolletta? Insomma, anche quei fantomatici consumi di energia elettrica abnormi di cui si vagheggia quando si parla di asciugatrice, sono tutti da dimostrare. Basta semplicemente scegliere un modello di asciugatrice che abbia una classe energetica elevata e usarla in maniera corretta, per evitare di trovare brutte sorprese nella bolletta dell’energia elettrica.
Stai valutando l’acquisto di un’asciugatrice oppure ne hai una e vuoi imparare a sfruttarla al meglio? Ecco alcuni trucchi e consigli per evitare di fare errori e avere un bucato sempre perfetto.
Come usare l’asciugatrice per non stirare?
L’asciugatrice, se usata in maniera corretta, consente di ridurre il numero di capi da stirare e, qualche volta, di eliminare del tutto questa fastidiosa incombenza. Questo adottando alcuni accorgimenti per evitare che i capi si stropiccino durante la fase di asciugatura. Ad esempio:
• non utilizzare un programma di centrifuga troppo alto. Le strategie per evitare la formazione delle pieghe nella biancheria iniziano già nel cestello della lavatrice. Per quanto la centrifuga risulti una funzione molto utile, che aiuta a rendere meno umidi i capi, è anche la principale responsabile della formazione di tutte quelle pieghe. Per evitare che si formino, perciò, ricorda sempre di utilizzare un programma di centrifuga che non sia troppo aggressivo, sulla base del tessuto lavato;
• evita di caricare troppo il cestello. Come la lavatrice, anche l’asciugatrice, per lavorare in maniera ottimale, non deve essere sovraccaricata. Per non rischiare di dover avviare un altro ciclo di asciugatura o dover mettere mano al ferro da stiro, non caricare mai troppo l’asciugatrice;
• suddividi i capi per tipo di tessuto. Asciugare insieme capi che richiedono lo stesso tempo e la stessa temperatura di asciugatura evita la formazione di brutte pieghe causate dal fatto che, magari, un tessuto più leggero come il cotone asciughi prima della flanella o della spugna di un asciugamano;
• evita di asciugare troppo la biancheria. Alcuni capi, come gli asciugamani, le lenzuola, le federe e la maggior parte degli abiti in cotone, rimangono spiegazzati se vengono asciugati troppo. Una leggera umidità residua permette di evitare che si formino tante pieghe e debbano essere stirati, perciò ricorda di non farli asciugare troppo, se vuoi evitare di usare il ferro da stiro;
• utilizza un programma antipiega. Le asciugatrici più moderne sono dotate di speciali funzioni antipiega che, grazie all’immissione di vapore all’interno del cestello o a uno speciale sistema di convogliamento dell’aria calda, consentono di ottenere capi perfettamente asciutti e senza pieghe.
Lenzuola appallottolate nell’asciugatrice: come evitarlo
A chi non è capitato, durante i primi utilizzi dell’asciugatrice, di mettere ad asciugare le lenzuola bagnate e tirarle fuori ancora umide e tutte attorcigliate? Si tratta di un problema piuttosto comune, che ha una soluzione molto semplice.
Il segreto per evitare che le lenzuola si appallottolino durante l’asciugatura consiste nel metterne ad asciugare poche per volta (una coppia al massimo) e, se possibile, inserire nel cestello solo questi capi. Nel caso in cui le lenzuola venissero asciugate insieme ad altri capi, è consigliabile metterle per prime nel cestello, ben distese.
Piumini e trapunte in asciugatrice, sì o no?
Il piumino, che si tratti della trapunta per il letto o del tuo giubbotto invernale, è un capo per il quale va utilizzata una certa cautela, se si desidera asciugarlo con l’asciugatrice, oppure si rischia di rovinarlo irrimediabilmente.
Per asciugare il piumino nell’asciugatrice senza rovinarlo, il consiglio è quello di selezionare un programma delicato, che non preveda temperature troppo elevate. Dopo averlo avviato, estrai il piumino ogni 20/30 minuti circa per verificare che l’asciugatura proceda senza intoppi e lasciarlo raffreddare leggermente. Alcune asciugatrici sono dotate di uno speciale programma per i piumini, che permette di asciugarli in tutta sicurezza.
Scarpe in asciugatrice: ci possono andare?
Se hai la necessità di mettere ad asciugare le tue scarpe nell’asciugatrice, abbi cura di inserirle all’interno di un sacchetto salva-biancheria.
Capi in lana nell’asciugatrice: come evitare che si infeltriscano?
Uno dei timori che spesso ci assalgono quando dobbiamo lavare i capi in lana è che questi s’infeltriscano. Cosa che può capitare anche durante il processo di asciugatura. Per questo, la maggior parte delle volte si decide di lavarli a mano e di farli asciugare in maniera naturale.
Le asciugatrici più moderne sono dotate di uno speciale cestello per i capi in lana che, se utilizzato in abbinamento con l’apposito programma, permette di asciugarli in maniera delicata, così da averli sempre morbidi ed evitare l’infeltrimento.
Cosa non mettere nell’asciugatrice
Alcuni tessuti possono essere asciugati nell’asciugatrice, purché si utilizzino le dovute cautele. Con la seta, il lino, il raso ed il pile, per esempio, è necessario controllare sempre cosa indica l’apposita etichetta all’interno capo. Ce ne sono altri che proprio non possono essere asciugati con questo elettrodomestico, perché rischierebbero di rovinarsi irrimediabilmente. Tra i capi che è meglio evitare di mettere all’interno dell’asciugatrice, ci sono le calze di nylon, perché potrebbero smagliarsi, i capi con gli strass e i costumi da bagno, che rischiano di sformarsi.